L’ editoriale. C’ è ancora spazio per le buone notizie?

Ilaria De Sio, direttore responsabile Il Sole e Le Nuvole

Ilaria De Sio direttore responsabile Il Sole & le Nuvole

Di Ilaria De Sio

Soffermiamoci per un attimo e riflettiamo sulle tre notizie che nelle ultime ore hanno catturato la nostra attenzione. Con tutta probabilità, saranno notizie caratterizzate da almeno un elemento di negatività. Notizie scoraggianti che, dopo averle lette, ci lasciano un senso di frustrazione, amarezza e, il più delle volte anche rabbia.

In questo scenario attuale c’ è ancora spazio per le buone notizie?

Questa è la domanda che testate giornalistiche, agenzie di stampa e operatori dell’informazione si pongono. Alessio Maurizi, giornalista di Radio 24, in un incontro tenutosi poche settimane fa, ha affermato che le buone notizie servono a salvare il giornalismo. Ma sarà davvero così? Cerchiamo di osservare da vicino la situazione per capirci qualcosa in più.

L’ elemento di stupore scaturisce in noi nel momento in cui leggiamo o ascoltiamo una notizia negativa: lo scoppio di una guerra, le morti, la crisi economica, la politica che non ci rappresenta ecc. Tutti questi avvenimenti scatenano emozioni potenti che restano impresse nella memoria.  L’attenzione che i media riservano a quelle che potremmo definire “cattive notizie”, molto spesso sottrae spazio ad avvenimenti positivi, allo stesso modo meritevoli di attenzione.

Ci si affida ai media per farsi un’idea del mondo. Un’idea che è, inevitabilmente, mediata dallo sguardo di chi interpreta e riporta le notizie. Più che rispecchiare la realtà, l’atto comunicativo operato dal giornalismo costruisce una realtà seconda, perché passa dall’ interpretazione. Nel compiere questa mediazione, i giornalisti non sono del tutto liberi di selezionare soggettivamente ciò che vogliono. Il processo di costruzione del prodotto culturale giornalistico è, infatti, formato da una complessa attività di negoziazione che coinvolge tutto il sistema sociale. Quest’ultimo, interviene nel decidere quali fatti debbano diventare notizie ed in che modo debbano essere rappresentati.

Si tratta, dunque per forza di cose, di un’informazione parziale: non corrisponde certo all’intero universo delle cose che succedono, così come succedono.  Quasi inconsapevolmente, però commettiamo degli errori che rendono la nostra visione ancora più parziale. Uno di questi è proprio quello di prestare attenzione e dare importanza solo ad un certo flusso di notizie.

Raccontare il mondo ed informarsi significa non censurare le cattive notizie ma neanche ignorare quelle buone.  Le notizie positive forse non salveranno il giornalismo ma hanno il grande potenziale di salvare il pensiero della società. Rassicurano, suscitano interesse e sviluppano un processo di identificazione che crea empatia.

 

 

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