Disability & Case Manager: attenzione alla disabilità negli Enti Locali

Disability & Case Manager

In Italia, sono molte le esigenze che si presentano quotidianamente alle amministrazioni comunali affinché vengano garantite a tutte le fasce della popolazione lo stesso riguardo.

Tra le categorie più svantaggiate rientrano le persone con disabilità che, ancora oggi, si trovano molto spesso ad affrontare notevoli problematiche non solo a livello burocratico sulla produzione di materiale e documenti che attestino il tipo e il grado di disabilità, ma anche a livello più operativo declinato nelle più normali e quotidiane attività, come recarsi al lavoro, fare la spesa, uscire con gli amici, ecc. Molte strutture infatti non prevedono o non considerano la necessità di riservare percorsi e spazi totalmente inclusivi e accessibili, così da poter essere usufruiti da tutti.

È in questo contesto che negli ultimi anni si è manifestata la necessità di inserire all’interno delle stesse amministrazioni personale qualificato e competente che evidenzi le criticità della comunità e sia a disposizione per la collettività. Una delle più aggiornate professioni in materia di disabilità presentandosi come una concreta figura di riferimento per famiglie e persone con disabilità è il Disability & Case Manager. Essendo ancora poche le figure di questo tipo, nel sud d’Italia solo nel Comune di Eboli si è deciso di nominare tale figura a servizio della comunità.

Per meglio capire in cosa consiste questo importante ruolo si è deciso di intervistare Generoso Di Benedetto, Disability & Case Manager del Comune di Eboli.

Cos’è il Disability & Case Manager e che ruolo ha in una comunità?

Il Disability & Case Manager è previsto per tutti i Comuni dal Libro Bianco su Accessibilità e Mobilità Urbana. Linee Guida per gli Enti Locali, frutto di un tavolo tecnico tra Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e le Associazioni che rappresentano le persone con disabilità. Per conseguire le competenze richieste per questa figura professionale, si segue un corso universitario di perfezionamento, conseguibile presso l’Università Cattolica di Milano (per ora unica università in Italia ad aver attivato un corso in tal senso).

Il suo ruolo è di supervisionare e vigilare che le decisioni e le delibere rispettino la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. L’accessibilità, in senso ampio del termine, è uno dei mandati di tale figura, ma lo sono anche le politiche sociali, quelle per la mobilità, per la casa, per l’inclusione scolastica o l’inserimento lavorativo. Il Disability & Case Manager deve lavorare affinché tutti gli attori istituzionali, quando pianificano, quando decidono, si chiedano: «Questa decisione che effetto avrà sulle persone con disabilità?». Oltre a controllare deve quindi suggerire all’Amministrazione comunale possibili progetti di intervento.

Va detto che, nel mio caso, questo ruolo è espletato a titolo di volontariato, non potendo il Comune di Eboli attivare, per il momento, nessuna consulenza esterna a causa della sua situazione di bilancio.

Quale è stata la tua formazione e più in generale il tuo percorso?

Generoso Di BenedettoÈ da oltre vent’anni che sono impegnato all’interno di svariate organizzazioni, in particolare Federhand – Fish Campania e Disabled People’s International Italia e Campania, che si occupano della promozione dei diritti delle persone con disabilità e delle loro famiglie a livello locale, regionale, nazionale ed internazionale. Ho partecipato presso le Nazioni Unite a New York nell’agosto del 2006 ai lavori per la stesura della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Inoltre in questi anni vi è stato un confronto continuo con le istituzioni attraverso la nomina e la partecipazione come membro nel Comitato Consultivo della Regione Campania ad oggi divenuto Osservatorio regionale sulle persone con disabilità.

Tutto ciò mi è stato utile e funzionale per la mia formazione personale, portandomi a scegliere di specializzarmi con un master di alta formazione presso la Cattolica di Milano al fine di ottenere il titolo di Disability & Case Manager.

Prima dell’incarico, il tema della disabilità nel Comune di Eboli come veniva trattato? Qual è stato il primo intervento attuato come Disability & Case Manager?

La questione della tematica della disabilità negli anni precedenti veniva affrontata all’interno del calderone delle politiche sociali, mentre oggi, merito di un’amministrazione più attenta e sensibile, è diventata una tematica prioritaria e centrale e trasversale agli altri settori che si occupano di scuola, tempo libero, mobilità e barriere architettoniche, trasporto, sanità, ecc.

Dato che la nomina è diventata effettiva nel pieno del periodo estivo 2016, il primo provvedimento adottato grazie al ruolo che ricopro è stato quello di rendere pienamente fruibile per la tutta la collettività una spiaggia libera e totalmente accessibile sul litorale ebolitano. Tale accessibilità non si presenta solo nella sua forma più stretta e materiale, ma fa parte di una cultura di incoming attraverso l’impiego di operatori più attenti, opportunamente formati, e attraverso l’utilizzo di un servizio completo che va dal parcheggio riservato, al trasporto personalizzato, alle docce e ai servizi connessi.

Più in generale nella regione Campania come è vista la disabilità? Che tipo di risorse vengono stanziate?

Negli ultimi due anni ci è stata sicuramente, oltre ad un drastico taglio alle risorse destinate alle politiche sociali e in particolare verso le persone con disabilità, una minor tutela dei diritti umani delle persone. Nel 2009 le risorse stanziate ammontavano a 120 milioni di euro. Ad oggi invece si aggirano intorno ai 20/21 milioni di euro.

Per capire meglio il fenomeno, la Campania dispone di un finanziamento pro capite intorno ai 7 euro ad abitante rispetto ai 161 euro del Veneto e i 440 del Trentino Alto Adige.

Quali provvedimenti speri di adottare per risolvere le criticità concernenti il tema della disabilità, in cui il Disability & Case Manager può aiutare l’amministrazione comunale a realizzare?

Prima di tutto, sicuramente una progettazione partecipata attraverso il coinvolgimento attivo delle persone con disabilità e delle loro famiglie dall’ideazione, alla progettazione, alla realizzazione e alla valutazione dei servizi a loro destinati. Poi realizzare progetti di Vita Indipendente per le persone con disabilità per favorire una vita autonoma ed autodeterminata attraverso la costruzione di un progetto di vita a 360° (casa, lavoro, ausili, assistenza personale, tempo libero, trasporto, ecc.) ed infine diffondere una cultura dei diritti attraverso l’empowerment delle persone con disabilità e delle loro famiglie.

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