Cosa vuol dire insegnare nell’era digitale?

di Giovanna Luongo *

I più’ grandi artisti e scienziati della storia hanno coltivato l’intelligenza come un orto, semplicemente spinti dalla voglia di esplorare e di conoscere. E’ la curiosità che ha spinto l’uomo a importanti scoperte, grandi esplorazioni circumnavigate intorno al pianeta terra, al viaggio nello spazio e sulla luna, allo studio delle stelle all’esplorazione degli abissi .

Gli esperimenti degli scienziati hanno allargato i confini dell’uomo nella mente e nel corpo così da ispirare i più’ geniali fumettisti, vignettisti, attori, sceneggiatori, scrittori, ispirati da avventure e scoperte; sono stati pensati e scritti libri, quando il computer era lontano anni luce, uno per tutti la “Divina Commedia”, dove si parla di astrologia, scienze, religione, politica, guerre, colpe e peccati, si analizza la società e si indica un riscatto ultraterreno attraverso la strada per la felicità. E’ un’opera senza tempo né spazio, dunque immortale.

La società, più di un secolo fa, era per lo più analfabeta. Lo scrivere, leggere e far di conto era privilegio di pochi. Nel 1946, dopo la guerra, la nostra Costituzione ha permesso a tutti di andare a scuola, di apprendere ciò che era destinato a pochi. La scuola è sempre stata un’Istituzione che ha svolto una funzione sociale, oggetto di studio erano l’igiene, la buona educazione, il rispetto e l’onestà. Lo scopo era formare il bambino, attraverso regole rigide, a diventare un cittadino modello. La storia, la geografia, la letteratura, dovevano formare il pensiero critico del bambino. Poi, nel corso degli anni, sono state aggiunte altre discipline, come “applicazione tecnica”, Ma che cos’era? Era, semplicemente, insegnare a disegnare e a realizzare in concreto ciò che era stato pensato. L’istituzione scuola si è adeguata al cambiamento della società e alle nuove esigenze. La Montessori, un medico prestata alla pedagogia, applicava metodi per bambini con handicap a bambini normodotati e ne riscontrava eccellenti esperienze. Curava l’aspetto pratico, una scuola a misura di bambino, l’esperienza diretta e l’uso delle mani nelle attività pratiche sviluppavano il pensiero creativo, l’intuito, la curiosità nel fare e, al contempo, il corpo si abituava alla fatica, alla rinuncia e al sacrificio. Aiutare il pensiero critico e l’autonomia del bambino è il primo passo per una crescita armoniosa tra mente e corpo della persona che diventerà. La scuola sembra aver dimenticato tutto questo. Si è adeguata al cambiamento sostituendo la tecnologia all’apprendimento. La tecnologia è un mezzo di comunicazione di massa e, come tale, va usato con misura.

Che cosa è l’alfabetizzazione digitale? Come utilizzarla? Va usata, semplicemente, come divulgatore di cultura; tutto il resto è tempo speso male perché, quando si è bambini, non la si può sostituire alla curiosità.

Proviamo ad analizzare alcune dinamiche provocate dallo stile educativo e di vita di un bambino del 2020. Fin dalla nascita, il bambino non vive e non sperimenta il bisogno da distinguere, in futuro, dalla necessità. Lo stimolo della fame, del freddo, del caldo, attiva una parte del cervello destinata a far sviluppare l’autonomia e l’istinto di sopravvivenza, ma, oggi, al bambino non si dà il tempo di capire di cosa ha realmente bisogno, distruggendo, in parte, la capacità che avrebbe sviluppato autonomamente: l’intuito, ad esempio, l’arte dell’arrangiarsi, la creatività, la capacità di rinunciare e, soprattutto, l’autonomia. Oggi, tutto quello che viene insegnato, è strutturato per creare un bambino dipendente. Insegniamo cose che il bambino sapeva già fare: correre, saltare, piegarsi, chinarsi, abbottonarsi, giocare, inventare da materiali semplici, appallottolare, rotolarsi, decidere il proprio ruolo all’interno del gruppo, andare a comprare il latte e capire da solo la distanza dal negozio a casa. La buona educazione si apprendeva nel contesto in cui si viveva; salutare le persone era buona educazione; la solidarietà, l’autonomia, il rispetto, rappresentavano la sintesi del vivere quotidiano. Oggi, la quotidianità è scandita dal guardare la televisione, il tablet, il cellulare, giochi pre-confezionati che spesso annoiano e non stimolano la curiosità. Abbiamo sostituito il denaro che, spesso, barattiamo con la nostra intelligenza creativa.

Ma dove è la scuola, in tutto questo? La sua capacità di mediare e fare sintesi si è esaurita. La burocrazia ha impacchettato non la professione di “insegnante” ma, quel che è più grave, la capacità di insegnare. Cosa è e cosa vuol dire insegnare? E’ l’arte del trasmettere. Non si trasmette l’intelligenza ma la capacità di tirar fuori da essa quel che noi siamo, far capire al bambino le proprie potenzialità, averne rispetto e fiducia anche quando esse vengono messe in discussione.

L’insegnante non deve mai dimenticare la sua funzione sociale, perché il futuro è nelle mani dei bambini che oggi noi formiamo e che saranno gli uomini del domani.

Mi rivolgo direttamente a voi, bambini cari. Sono un’insegnante che, particolarmente in questo periodo, cerca di non sprecare tempo e si preoccupa di fare autocritica. Non voglio salire in cattedra e dettare la ricetta su come spendere bene il proprio tempo, ma di sicuro fate attecchire dentro di voi il virus della conoscenza, scoprendo la bellezza della natura, semplicemente disegnandola e colorando con i colori dell’arcobaleno. Ora che non possiamo andare nella confusione e confonderci nell’omologazione dei supermercati, riscopriamo cose semplici come piantare i fiori nel proprio giardino o sul proprio terrazzo. Fermiamoci a guardare gli alberi e studiarne la fotosintesi, la forma delle foglie, assaporare i gusti e i profumi della natura, delle erbe aromatiche nei vasi da tenere in cucina. Bambini, avete pensato al signor “smog” in questo periodo? E’ il primo ad essere stato sconfitto, il secondo sarà, come io lo chiamo, il virus Fantasmino. Credo nell’intelligenza di tutti i bambini del mondo perché l’intelligenza non ha sesso, razza o religione, non è ricca e non è povera.  L’intelligenza appartiene all’umanità.

* insegnante c/o Istituto Comprensivo di Albanella (SA)

Se questo articolo ti è piaciuto, fai una donazione a "Il Sole & le Nuvole” DONA ORA

Lascia una replica

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui