L’ energia umana che alimenta le strutture sportive

  • Negli ultimi anni si parla molto di sostenibilità, non sempre con la cognizione di causa che essa meriterebbe, attesa la emergenza “ambientale” che il pianeta sta affrontando in termini di emissioni di CO2.
    Molto spesso, si ritiene erroneamente, che i concetti di sostenibilità siano applicabili solo a certi “settori” della ingegneria e non invece a tutte le nostre scelte di vita.
    Anche lo sport, ad esempio, ha un effetto sull’ambiente. Molto spesso il “mantenimento” delle strutture sportive impatta sull’ambiente a volte anche in maniera rilevante; e’ il caso ad esempio di strutture che necessitano di grandi potenze impegnate per poter funzionare (piste di pattinaggio artificiali, piscine riscaldate etc).
    Non solo chi progetta, ma anche lo sport, o meglio gli sportivi, possono attenuare l’effetto che questi impianti hanno in termini di emissioni di CO2.
    E’ ciò che sta avvenendo nella edilizia sportiva degli ultimi anni.
    Non solo strutture progettate secondo criteri di sostenibilità, ma attività sportive che contribuiscono ad attenuare l’impatto di esse sull’ambiente.
    Da un punto di vista “strutturale” si possono mettere in essere una serie di scelte
    finalizzate a rendere l’edificio “ospitante” sostenibile.
    Le principali scelte in tal senso sono, tra’ le altre, le seguenti:
    – finestre fotovoltaiche;
    Riescono generare energia elettrica con rendimenti minori rispeto al fotovoltaico
    classico, ma presentano una maggiore facilita’ di installazione e costi ridotti.
    Il maggiore investimento dovuto a questa tipologia di infissi si ricupera mediamentein 5 anni per il risparmio energetico che genera.
    – impianti di riscaldamento radianti;
    Posti in opera sotto la pavimentazione; oltre a “salvare” spazi, favoriscono la
    distrubuzione del calore dal basso verso l’alto, fornendo il massimo comfort termico
    agli utilizzatori degli ambienti.
    – Solare termico a circolazione forzata per riscaldamento e raffrescamento.
    Per il riscaldamento viene utilizzata una miscela di acqua e1antigelo in pressione nei tubi del circuito. Il liquido si riscalda attraversando dei pannelli irraggiati dal sole e rilascia il suo calore grazie ad una serpentina che ne ottimizza lo scambio.
    Per il raffrescamento può essere utilizzata la tecnica del solar cooling; essa consente di ottenere il raffreddamento dell’acqua proprio dalle alte temperature che possono essere raggiunte dai collettori solari termici. (70-90 gradi).
    Ma la vera novità di queste strutture sportive e l’Autosufficienza energetica ottenuta per mezzo di bike (o altri dispositive in grado di trasformare energia meccanica in energia elettrica) utilizzate per l’allenamento.
    Sino a pochi anni fa’, l’energia ottenuta da questi dispositivi, opportunamente
    convertita in energia elettrica, consentiva appena di poter ricaricare un dispositivo
    mobile o un laptop: negli ultimi anni, la tecnologia, in grado di avere rendimenti molto maggiori, consente, attraverso l’utilizzo di bike da palestra, di rendere queste stesse completamente autonome sotto il punto di vista energetico coprendo l’intero
    fabbisogno elettrico.
    L’impiego poi di accumulatori di energia di nuova generazione, ha reso possibile
    “stipare” il plus ultra di energia, utilizzandolo quando la domanda aumenta.
    Questo concetto dello sport ha reso l’allenamento non più una mera attività fisica che facciamo per il nostro benessere che si traduce (dai display del bike o degli altri device) in minuti di allenamento e calorie bruciate, ma un vero e proprio contributo che diamo al pianeta, che si “pesa”, grazie agli stessi display, in kg di CO2 non emesse in atmosfera

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