Perché le architette sono invisibili?

Sottolineare il lavoro di donne straordinarie sotto-rappresentato nella loro vita e oggi prevalentemente perso nelle forme tradizionali della storia: è questo l’obiettivo del libro di Jane Hall che, attraverso progetti significativi realizzati dal 1960 a oggi, mira a problematizzare una concezione storiografica che ha spesso relegato le architette in secondo piano. Il volume prende le mosse dalle riflessioni di Lina Bo Bardi sul São Paulo Museum of Art, in cui fu coinvolta con un ruolo complementare a quello del marito – cosa che accadde anche ad altre architette partner come Ray Eames, Alison Smithson, Anne Tying.

London Eye a Londra di Julia Barfield

Un dato che sorprende sfogliando la rassegna è la scarsa consapevolezza nell’opinione pubblica che dietro al disegno di diverse famose opere vi sia la mano di alcune architette meno note, come è nel caso del London Eye a Londra di Julia Barfield, delle Absolute Towers a Mississauga di Dang Qun (MAD Architects) o del Pacific Design Center a Los Angeles disegnato da Norma Merrick Sklarek insieme a Cesar Pelli.

Breaking Ground vuole essere un input verso la definizione di un nuovo paradigma della professione che veda una

Absolute Towers a Mississauga di Dang Qun

maggiore emancipazione delle architette, anche se, come riportano Jane Hall e Audrey Thomas-Hayes, “forse in architettura c’è poco bisogno di definire una propria identità come femminile”, in un contesto sociale che va verso un mondo post-gender e dove è spesso l’oggetto architettonico a parlare per il progettista.

Ciò nonostante l’autrice conclude la propria introduzione dicendo “l’invisibilità è un segno che c’è ancora molto

Pacific Design Center a Los Angeles – Norma Merrick Sklarek e Cesar Pelli

lavoro da fare”.

 

 

 

abitare.it

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