“CasaBio” in Senegal: come attuare gli obiettivi dell’Agenda 2030

di Francesca Enrica Bove Coordinatrice del progetto “CasaBio” in Senegal

Situato nella parte più occidentale del continente africano, il Senegal confina con Mauritania, Mali, Guinea e Guinea Bissau. Circonda il Gambia, un piccolo paese anglofono.
Il Senegal ha una popolazione di 16,7 milioni di abitanti, un quarto del quale vive nella regione di Dakar (0,3% del territorio), con un’età media di 18,5 anni.

La Repubblica del Senegal è uno dei paesi più politicamente stabili in Africa, con tre transizioni politiche pacifiche dall’indipendenza dalla Francia nel 1960.

Il suo indice di sviluppo umano è pari a 0,512, che lo porta al 168° posto su 189 paesi, indice piuttosto basso rispetto alla media dell’Africa subsahariana. Per quanto riguarda l’insicurezza alimentare, il Senegal occupa il 66° posto su 119 paesi secondo il Global Hunger Index (GHI) 2018; indice che si è più che dimezzato tra il 2000 e il 2018, da 37,3 a 17,2.
Nonostante questi sviluppi, il Senegal rimane esposto all’insicurezza alimentare e alla malnutrizione, con persistenti disparità geografiche e regionali. Nelle aree urbane, il 9% delle famiglie vive nell’insicurezza alimentare; tasso che è più del doppio nelle aree rurali con il 21% delle famiglie. L’insufficienza di mezzi di trasporto, ma anche l’instabilità che caratterizza la Casamance da diversi decenni, giustificano in parte questo dato. Le famiglie povere, quelle che vivono in aree rurali e quelle che dipendono dall’agricoltura ne sono maggiormente colpite. Le famiglie vulnerabili ed emarginate, come quelle che convivono con l’HIV, fanno parte dei gruppi più colpiti. Nel 2016, si stima che il 20,7% di famiglie colpite dall’HIV a livello nazionale erano in situazione di insicurezza alimentare, tasso due volte più elevato a Sédhiou, con il 47,8%.

L’economia senegalese è cresciuta più del 6% all’anno, fra il 2014 e il 2018. La pandemia da COVID-19 ha cambiato significativamente le prospettive economiche del paese. Si stima che la crescita sia scesa dello -0,7% nel 2020, ostacolando servizi (turismo e trasporti) ed esportazioni. Il Senegal ha risposto con numerose misure di contenimento e ha implementato un Programma di Resilienza Economica e Sociale (PRES). Tuttavia, la pandemia COVID-19 rischia di mettere a repentaglio i traguardi socioeconomici raggiunti attraverso un migliore accesso ai servizi chiave. Ciò potrebbe generare gravi perdite per le famiglie a causa di carenze di entrate lavorative e non, inflazione dei prezzi interni e interruzione dei servizi di base.
Il 70% della popolazione senegalese lavora nel settore agricolo, che contribuisce al 17% del PIL. Si tratta principalmente di un’agricoltura di sussistenza praticata da piccole aziende agricole familiari, che occupano il 95% delle terre coltivabili del paese. Le attività agricole dipendono dalle condizioni climatiche, con l’87,1% delle famiglie agricole che praticano l’agricoltura pluviale. Anche l’allevamento svolge un ruolo importante (29%) così come la pesca. Il paese deve quindi importare quasi il 70% del proprio fabbisogno alimentare, principalmente riso, ma anche grano e mais. Questa dipendenza dai mercati globali rende più vulnerabili le famiglie, esposte alle fluttuazioni dei prezzi. Aggravata dall’impatto del COVID-19, l’insicurezza alimentare rimane una preoccupazione costante.

 

Il Senegal è suddiviso in 14 regioni, che prendono il nome dai rispettivi capoluoghi: Dakar, Diourbel, Fatick, Kaffrine, Kédougou, Kaolack, Kolda, Louga, Matam, Saint Louis, Sédhiou, Tambacounda, Thiès, Zinguichor.

Il progetto CasaBio ha luogo nella regione di Sédhiou. Questa è suddivisa in tre dipartimenti: Bounkiling, Goudomp e Sédhiou. Il dipartimento interessato è quello di Bounkiling, il comune è quello di Diaroumé e il villaggio è quello di Bagadadji.

Secondo il “Censimento generale della popolazione, delle abitazioni, dell’agricoltura e dell’allevamento” del 2013 (RGPHAE), il comune di Diaroumé conta 44 villaggi, tra cui il villaggio di Bagadadji (1.544 abitanti), e una popolazione totale di 17.926 abitanti.

I risultati di un’indagine sulle condizioni di vita delle famiglie in Senegal (EHCVM), condotta dall’Agenzia nazionale di statistica e demografia (ANSD) tra il 2018 e il 2019, mostrano che la regione di Sédhiou è la più povera del Senegal con il 65,7%, dietro Kédougou (61,9%), Tambacounda (61,9%) e Kolda (56,6%). Questo posizionamento contrasta con la disponibilità di un potenziale naturale abbastanza fiorente. Per gli analisti, questo dato è collegato ad una mancanza di investimenti che permetterebbero di realizzare attività generatrici di reddito in modo sostenibile. Oltre alle disparità regionali, le indagini mostrano che la povertà colpisce più famiglie con capofamiglia femminile, poligame, famiglie con basso livello di istruzione e quelle con capofamiglia di età superiore ai 60 anni.

Come risposta a queste condizioni nasce negli anni Ottanta, periodo in cui le conseguenze dei pesticidi sull’ambiente e sulla salute di persone e animali divennero evidenti, l’agroecologia. L’agroecologia fu vista in Senegal come una soluzione promettente per le nuove generazioni. La sua evoluzione è stata caratterizzata dall’implementazione di numerose iniziative locali, portate avanti principalmente da ONG, organizzazioni agricole e in parte enti privati e nazionali. Per più di trent’anni ci si è concentrati sulla gestione integrata e sostenibile della terra, pratiche di conservazione dell’acqua e del suolo, associazioni di colture, controllo biologico dei parassiti delle piante, metodi di conservazione organica dei prodotti agricoli e agro forestazione. Sulla stessa linea, numerose università e centri di ricerca si impegnano da tempo nella divulgazione, nella formazione di risorse umane, nella supervisione delle pratiche agricole e nella promozione dei prodotti agricoli sostenibili. Vari progetti di carattere agro ecologico hanno prodotto risultati tangibili su tre livelli:

  1. Socio-economico (consapevolezza del consumatore sull’origine dei prodotti, promozione di cibi salutari e valorizzazione dell’economia locale con mercati a chilometro zero);
  2. Ambientale (promozione di fertilizzanti organici e biocidi);
  3. Politico (interesse delle autorità pubbliche nell’agroecologia, come parte della loro agenda politica).

Nel 2020, come risposta alle gravi condizioni socio-economiche e ambientali provocate dalla pandemia e dagli effetti nefasti legati al cambiamento climatico, gli abitanti del villaggio di Bagadadji decidono di creare un’associazione e costruire il centro “CasaBio”. Il Centro si impegna a diffondere gratuitamente conoscenze e competenze tenendo conto degli obiettivi e dei valori dell’Agenda 2030 per accrescere la consapevolezza di azioni e scelte che cittadini, comunità e istituzioni sono chiamati a intraprendere per migliorare il mondo.
In questo capitolo illustriamo come.

Goal 1: Sconfiggere la povertà

Il villaggio di Bagadadji come detto è situato nella regione di Sédhiou, la regione più povera del Senegal. Questo è caratterizzato da una popolazione molto giovane, con una preponderanza di minori di 15 anni (67,3%) e dalla disoccupazione (le donne e i giovani dai 15 ai 45 anni rappresentano rispettivamente il 63,0% e il 72,6% del totale dei disoccupati). Nove disoccupati su dieci non hanno ricevuto alcuna formazione professionale. L’analfabetismo è un vero handicap per lo sviluppo di questa comunità caratterizzata da un tasso di povertà dell’88,6%.
Le formazioni gratuite offerte dal centro di formazione “CasaBio” consentiranno nei prossimi 3 anni, a 1000 giovani, donne, persone con disabilità e migranti di ritorno di acquisire e/o rafforzare delle competenze in vari ambiti, di lavorare dignitosamente e di essere autonomi e autosufficienti.

Goal 2: Sconfiggere la fame

L’attività economica locale è dominata dall’agricoltura pluviale (riso, miglio, arachidi) che occupa la maggior parte dei terreni del comune. Oltre all’agricoltura, le altre attività principali sono l’allevamento estensivo di bovini, ovini, caprini e pollame, la pesca, l’apicoltura, il commercio su piccola scala, l’artigianato e la trasformazione dei prodotti agricoli e forestali. L’agricoltura è l’attività più importante del comune; stando ai documenti di pianificazione occupa più dell’85% della popolazione.

Le attività economiche più importanti sono, quindi, l’agricoltura (35,1%) e l’allevamento (28,1%), seguite dalla raccolta (19,3%) e dalla pesca (14%); la caccia è un’attività poco praticata (3,5%). L’agricoltura pluviale e l’allevamento di bestiame sono le attività dominanti nel comune e sono praticate sia dagli uomini che dalle donne. Le attività di raccolta sono principalmente svolte dalle donne, mentre la pesca è più un’attività maschile; la caccia è di dominio esclusivo degli uomini (Plan de Développement Communal – PDC, Commune de Diaroumé 2019-2023).

Il sistema di produzione è ancora tradizionale. Gran parte del lavoro è fatto manualmente con strumenti rudimentali. Cereali come miglio, sorgo, riso e mais sono auto-consumati, mentre arachidi, fagioli e cotone sono venduti sul mercato locale. Le colture alimentari coprono i bisogni della popolazione solo per un periodo di 4 mesi dopo il raccolto. Le difficoltà della coltivazione del riso, praticata solo durante la stagione delle piogge, possono essere riassunte nella natura arcaica delle operazioni e delle procedure di trapianto, nell’inadeguatezza delle dighe di protezione e nella mancanza di attrezzature adeguate. Il lavoro è diviso tra uomini e donne: gli uomini sono responsabili delle colture di arachidi, miglio, mais; mentre le donne sono responsabili delle colture del riso e dell’orticoltura. L’orticoltura e la frutticoltura giocano un ruolo importante nelle attività agricole per il notevole apporto di denaro che forniscono alla popolazione, in particolare durante la raccolta di manghi, agrumi e anacardi. L’orticoltura è caratterizzata da numerosi micro-orti, generalmente gestiti da Groupements de Promotion Féminine (GPF). La produzione risultante viene utilizzata in gran parte per l’autoconsumo e la vendita sul mercato locale. Le principali verdure coltivate sono: cipolla, bissap (hibiscus), carota, cavolo, pomodoro, diaxatou, melanzana, rapa e peperoncino. I principali vincoli del settore sono: la presenza di parassiti e la mancanza di infrastrutture per la trasformazione e la commercializzazione. Lo stoccaggio e la trasformazione su piccola scala dei prodotti agricoli è, infatti, un settore ancora non sufficientemente sviluppato nel comune. È necessaria l’installazione di unità semi-industriali o industriali. La coltivazione degli anacardi, ad esempio, si sta espandendo nel comune e l’installazione di unità di lavorazione degli anacardi contribuirebbe allo sviluppo di questa catena di valore.

L’allevamento di bestiame è un’attività importante nel comune di Diaroumé. Quasi tutti gli agricoltori di questo comune sono anche allevatori di bestiame. In effetti, il bestiame è spesso associato direttamente all’agricoltura attraverso l’uso di bovini, cavalli e così via come animali da tiro, ma anche attraverso l’uso del letame per arricchire il suolo. L’allevamento è praticato sia dagli uomini che dalle donne. Le principali specie allevate sono mucche, capre, pecore, pollame e asini. Il comune ha importanti risorse di foraggio situate nella foresta. L’allevamento su piccola scala è principalmente legato al pollame. Questa è una delle attività preferite dalle donne. I prodotti ottenuti sono venduti al mercato settimanale. Nonostante l’importanza dell’allevamento di pollame, esso rimane tradizionale. Infatti, le misure di vaccinazione sono ignorate. I pollai sono progettati in modo molto elementare senza rispettare le norme tecniche e igieniche.

Nel comune di Diaroumé, la pesca rimane su piccola scala, essenzialmente di sussistenza, ed è praticata principalmente dagli uomini che sono responsabili della vendita dei prodotti. L’attività è in declino, a causa della scarsità di prodotti ittici nel Soungrougrou (affluente del fiume Casamance) divenuto salato negli ultimi 30 anni. I principali vincoli identificati sono legati alla mancanza di attrezzature e alla pesca illegale, praticata con l’utilizzo di reti inadatte. Le reti a maglie piccole sono considerate responsabili della predominanza e della cattura di specie giovanili. L’acquacoltura rappresenta una risorsa per l’occupazione e per la lotta contro la malnutrizione, questa dovrebbe essere incoraggiata nel quadro di qualsiasi politica di creazione di ricchezza e di trasformazione strutturale dell’economia del comune, del dipartimento e della regione.


L’arboricoltura, l’agricoltura e l’allevamento costituiscono quindi dei settori di speranza per le popolazioni. Lo sviluppo di questi settori richiede un sostegno significativo in termini di infrastrutture e formazione alla sostenibilità, per incoraggiare una transizione ecologica (eliminazione di fertilizzanti e altri prodotti chimici). Il principale vincolo è legato alla difficoltà di conservare frutta e verdura, disponibili in abbondanza solo durante alcuni periodi dell’anno (come, ad esempio i manghi fruibili da maggio a settembre, nel corso della stagione delle piogge).

La realizzazione di formazioni sull’agricoltura biologica e sulla trasformazione degli alimenti (marmellate, succhi, conserve, frutta e verdura essiccate, etc.) permetterà alle popolazioni di consumare questi prodotti durante tutto l’anno, contribuendo a sconfiggere la fame, a garantire la sicurezza alimentare e a migliorare la nutrizione delle comunità locali.

Goal 3: Salute e benessere

Nel Centro sarà allestito un laboratorio di parassitologia per consentire gli esami coprologici sia per le persone che per gli animali, tenuto conto dell’elevato numero di persone e animali affetti da parassiti esterni e interni (vermi, zecche, pidocchi, pulci, etc.).

In futuro, questo laboratorio potrebbe diventare un vero e proprio laboratorio di microbiologia per le analisi sugli alimenti al fine di garantire la sicurezza alimentare dei prodotti realizzati dai beneficiari delle formazioni “CasaBio”.

Per ripristinare la normale funzionalità cardiaca in caso di arresto cardiaco, il centro “CasaBio” organizzerà delle formazioni gratuite per le popolazioni del comune sulla cultura del primo soccorso e l’utilizzo del defibrillatore.

Il centro, inoltre, organizza periodicamente, in collaborazione con il Distretto sanitario di Diaroumé, delle visite mediche gratuite e delle giornate di sensibilizzazione grazie a dei doni privati (medici, Rotary Club Nola Pomigliano D’Arco, ecc.) garantendo così una vita sana e promuovendo il benessere di tutti a tutte le età.

 

Goal 4: Istruzione di qualità

L’obiettivo del Centro di formazione “CasaBio”, composto da una fattoria didattica, un eco-lodge e un incubatore, è di partecipare allo sviluppo socioeconomico della Casamance, attraverso la formazione in agricoltura biologica, allevamento responsabile, agro foresteria, piscicoltura, apicoltura, eco costruzione, trasformazione alimentare, cosmesi naturale, turismo responsabile. Lo scopo è creare posti di lavoro per giovani, disabili, donne e migranti di ritorno.


Il progetto offre ai beneficiari delle formazioni di qualità e competenze innovative attraverso un approccio inclusivo basato sul learning by doing e l’integrazione delle nuove tecnologie e degli obiettivi dell’Agenda 2030.

Il centro “CasaBio” sostiene anche la scuola del villaggio attraverso raccolte fondi per fornire penne, quaderni e materiali didattici ai 303 bambini del villaggio.

Goal 5: Parità di genere

Il Centro lavora in sinergia con le associazioni rurali femminili della Casamance.
Dalla fine delle insurrezioni armate, le donne sono tornate a lavorare nei campi e si stanno organizzando per sfruttare al massimo le opportunità legate all’agricoltura, all’allevamento e alla trasformazione agroalimentare.

Le donne di Diaroumé occupano un ruolo strategico nello sviluppo economico e sociale del loro comune. Raggruppate, in ogni zona e in ogni villaggio, in Groupements de Promotion Féminine (GPF) sono attive per lo sviluppo delle loro comunità investendo in settori come l’agricoltura con la coltivazione del riso e delle arachidi, l’orticoltura intorno alle valli e nei campi, l’allevamento di polli e il commercio su piccola scala.

 

La natura faticosa del lavoro influisce sulla salute delle donne e riduce la loro aspettativa di vita. Le altre criticità sono: l’analfabetismo e la mancanza di formazione che limita la loro capacità manageriale e la loro leadership, la carenza di terre coltivabili e di attrezzature agricole adeguate, il difficile accesso al credito (l’isolamento del comune e l’assenza di strutture finanziarie limitano l’accesso fisico al credito), l’inadeguatezza dei prodotti e dei servizi finanziari offerti (la raccolta dei crediti di campagna non coincide con la stagione di commercializzazione delle arachidi; così sono obbligati a vendere il loro bestiame per ripagare il credito). In concreto, tra le necessità espresse dalle donne del Comune si annoverano: formazioni in agroecologia, gestione finanziaria e imprenditorialità; creazione di classi di alfabetizzazione nelle lingue locali; accesso più facile ai prodotti e ai servizi finanziari adatti alle loro esigenze; costruzione ed equipaggiamento di pozzi e recinzioni dei campi.
Il progetto sostiene queste associazioni rafforzando la parità di genere e fornendo le risorse necessarie per facilitare il benessere delle loro famiglie e della comunità più in generale. Centinaia di associazioni agricole femminili e miste partecipano dal 2020 a formazioni gratuite in pratiche agro ecologiche ed eco turistiche.

Infine, il centro “CasaBio” offre formazioni gratuite grazie al suo approccio inclusivo alle persone con disabilità.

Goal 6: Acqua pulita e servizi igienico-sanitari

Il progetto a oggi ha sostenuto la costruzione di due pozzi: uno situato nel centro di formazione “CasaBio” (finanziato dall’Ambasciata UK di Dakar) e l’altro nell’ospedale del villaggio (finanziato da una famiglia napoletana).

Questi pozzi consentono di poter coltivare durante tutto l’anno, di accedere all’acqua pulita, di abbeverare le popolazioni e gli animali e di migliorare le condizioni igienico-sanitarie del villaggio e dei villaggi limitrofi.

Goal 7: Energia pulita e accessibile

Autosufficiente dal punto di vista energetico grazie all’installazione di pannelli solari e di un impianto di biogas, non inquinante, costruito con materiali ecologici (argilla, laterite, legno morto, paglia), con un sistema di compostaggio, recupero e riciclaggio, il Centro di formazione CasaBio vuole essere un esempio per lo sviluppo eco sostenibile del Senegal.

Goal 8: Lavoro dignitoso e crescita economica

I beneficiari del Centro partecipano a corsi di marketing, informatica e imprenditorialità per sviluppare competenze specifiche nella gestione aziendale con l’obiettivo di promuovere il lavoro autonomo e la creazione di microimprese.

Il Centro al fine di incoraggiare una crescita economica basata sul lavoro dignitoso si impegna ad assumere personale locale, creando da 70 a 90 posti di lavoro con contratto regolare.

Goal 9: Imprese, innovazione e infrastrutture

Una cooperativa di agricoltori e allevatori sarà organizzata per promuovere i prodotti biologici e locali: «CasaBioCOOP».

La produzione-trasformazione-commercializzazione di alimenti più sani, certificati e innovativi, prodotti localmente dai membri della cooperativa bio rispettando le norme e organizzati in modo efficiente da una centrale d’acquisto, garantirà la sicurezza alimentare del paese, migliorerà la nutrizione delle comunità locali e assicurerà un reddito decente alle aziende agricole familiari locali, preservando le risorse naturali della Casamance.

 

Goal 10: Ridurre le disuguaglianze

Il Centro di formazione CasaBio, attraverso i suoi progetti e le sue attività, è impegnato nella riduzione delle disuguaglianze economiche tra nord e sud del Senegal con l’obiettivo di sottrarre le popolazioni della Casamance alla povertà promuovendo una crescita inclusiva e sostenibile.

Goal 11: Città e comunità sostenibili

CasaBio lavora affinché i villaggi della Casamance diventino dei luoghi per nuove idee, per il commercio, la cultura, la scienza, la produttività, lo sviluppo sociale e molto altro. Una regione di lavoro e prosperità che valorizza le sue risorse umane e naturali e che riduce la povertà. Il futuro che CasaBio desidera include villaggi che offrano opportunità per tutti, con accesso ai servizi di base, all’energia, all’alloggio, ai trasporti e molto altro.

Goal 12: Consumo e produzione responsabili

CasaBio pratica un’agricoltura biologica senza l’utilizzo di fertilizzanti chimici, pesticidi e OGM. In linea con questi principi, gli animali vengono allevati all’aperto e alimentati con foraggi naturali e altri mangimi prodotti sul posto, che non hanno ricevuto alcun tipo di trattamento chimico.

Inoltre, il progetto sostiene la creazione di un sistema di certificazione per i prodotti agricoli e i prodotti trasformati per garantire ai clienti la qualità e l’origine biologica e locale dei prodotti.

Goal 13: Lotta contro il cambiamento climatico

Gli effetti negativi del bracconaggio, degli incendi, del taglio abusivo del legno e del cambiamento climatico minacciano seriamente la foresta non classificata di Bagadadji, che si estende fino al Parco Nazionale Niokolo Koba.

Bagnato dal fiume Soungrougrou, il villaggio di Bagadadji è vittima della scarsità di risorse ittiche a causa degli impatti della salinizzazione dell’acqua. Divenuto salato negli ultimi 30 anni a causa degli effetti nefasti legati al cambiamento climatico (riduzione della piovosità dal 1970 e aumento del livello del mare), il Soungrougrou è caratterizzato da risorse ittiche scarse e poco diversificate e la coltura del riso (in passato, annuale) è ormai ridotta al periodo delle piogge (4 mesi all’anno).

L’acquacoltura potrebbe costituire una fonte complementare e un’opportunità per soddisfare la domanda di pesce degli abitanti del villaggio e dei villaggi vicini. Inoltre, il rimboschimento della mangrovia previsto lungo il fiume Soungrougrou limiterà questa dinamica di degrado legata alla mancanza di politiche focalizzate sulla gestione sostenibile delle risorse naturali. La creazione di un sistema di sorveglianza (eco guardie), le operazioni di riforestazione, l’apicoltura, lo sviluppo di una micro-diga per accedere all’acqua dolce, l’installazione di fasce tagliafuoco, il consumo di bio carbone (fatto con paglia e argilla), e sessioni di sensibilizzazione per le comunità sono le strategie del progetto “CasaBio” per preservare e valorizzare la biodiversità locale.

Goal 14: La vita sott’acqua

Il Centro di formazione CasaBio è impegnato nella conservazione e nell’utilizzo responsabile delle risorse del fiume Soungrogrou attraverso formazioni all’acquacoltura, attività di rimboschimento della mangrovia e attività di sensibilizzazione sulla pesca illegale, che minaccia l’ecosistema e mette a rischio le stesse comunità, con lo scopo di redigere una strategia di gestione della pesca sostenibile e incoraggiare l’adozione di tecnologie e pratiche di pesca che riducono le catture indesiderate (ad es. pesci troppo piccoli).

Goal 15: La vita sulla terra

La deforestazione e la desertificazione – causate dalle attività dell’uomo e dal cambiamento climatico – pongono nella regione sfide considerevoli in termini di sviluppo sostenibile, e hanno condizionato le vite e i mezzi di sostentamento di molte persone che lottano contro la povertà.

CasaBio compie molti sforzi per gestire le foreste e combattere la desertificazione. Grazie alla collaborazione della Forestale, il Centro di formazione organizza regolarmente delle giornate di riforestazione e sensibilizzazione alle tecniche di agricoltura biologica, alla protezione della biodiversità e alla lotta agli incendi.

Goal 16: Pace, giustizia e istituzioni forti

La Repubblica del Senegal è uno dei paesi più politicamente stabili in Africa. Nonostante la relativa stabilità, dal 1982 è in corso un conflitto indipendentista – comunque di bassa intensità – fra il Senegal e il Movimento delle Forze Democratiche della Casamance (MFDC). Il Centro di formazione CasaBio promuove, attraverso le sue formazioni e sensibilizzazioni, una società pacifica ed inclusiva ai fini dello sviluppo sostenibile, e si impegna a costruire istituzioni responsabili ed efficaci per la pace nella regione.

Goal 17: Partnership per gli obiettivi

Il progetto prevede la creazione di centri di formazione in agroecologia e turismo responsabile in tutte le regioni del Senegal, per promuovere la produzione e il consumo di prodotti biologici locali, certificati e di qualità con l’obiettivo di diminuire la povertà.

Per anticipare questo processo, il centro di formazione “CasaBio” amplia costantemente la sua rete di partner pubblici e privati, locali, nazionali e internazionali. Al momento, sono state sviluppate relazioni interessanti; in particolare con la Forestale, l’Unità di coordinamento della gestione dei rifiuti solidi (UCG), l’Istituto Senegalese di Ricerca Agricola (ISRA), l’Istituto di Tecnologia Alimentare (ITA), l’Unione Nazionale degli Apicoltori del Senegal (UNAS), la Scuola Nazionale Superiore di Agricoltura (ENSA), l’Agenzia Nazionale per la Promozione e l’Impiego dei Giovani (ANPEJ), il Ministero dell’Agricoltura, il Ministero del Turismo, l’ONG francese Ecologie Universelle, l’ONG ENDA Energie, l’Ambasciata UK di Dakar e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni – ONU (OIM).

La ricerca di partenariati tecnici e finanziari, anche italiani, è essenziale non solo per garantire l’autonomia del progetto ma anche per ottenere un migliore inserimento professionale dei beneficiari alla fine della loro formazione.

A gennaio e febbraio 2022, due medici veterinari e una sociologa partner del Cervene sono partiti in missione al Centro di Formazione CasaBio in Senegal (Casamance, Distretto di Bounkiling, Villaggio di Bagadadji) dove è stata allestita sotto un Khaya senegalensis (Caïlcédrat) secolare la mostra “AGENDA 2030: per una prevenzione e gestione sostenibile delle Emergenze” in lingua francese curata dal Cervene.

I 17 Obiettivi sono stati oggetto di una giornata di sensibilizzazione dedicata alle donne del villaggio con lo scopo di identificare pratiche resilienti per far fronte ai cambiamenti climatici e alle sue conseguenze. In un’ottica di inclusione e rispetto delle identità la presentazione della mostra è stata svolta in lingua italiana dalla Dott.ssa Iannaccone, tradotta in francese dalla Dott.ssa Bove e in mandingo da Madame Djitté.

 

 

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