IL GREEN DEAL: OPPORTUNITA’ CONCRETA PER SCONFIGGERE IL CAMBIAMENTO CLIMATICO

di Giovanni Moccia

Il Green Deal europeo o Patto Verde europeo è un insieme di iniziative politiche proposte dalla Commissione europea con l’obiettivo generale di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050.

Nei primi dieci anni l’obiettivo sarà quello di mobilitare circa 1000 miliardi di euro per finanziarlo, più o meno 100 miliardi all’anno.

L’intento principale è quello di fare la propria parte per limitare l’aumento del riscaldamento globale. Per rispettare questo limite, stabilito dagli Accordi di Parigi del 2015, l’Unione Europea si è impegnata ad azzerare le proprie emissioni inquinanti nette entro il 2050.

Un altro obiettivo importante sarà rendere più sostenibili tutta una serie di attività umane che al momento consumano una grande quantità di energia, o che producono una quota eccessiva di inquinamento.

Le misure asset del programma sono due: la cosiddetta Legge sul Clima, la base legislativa per tutti i provvedimenti che seguiranno nei prossimi anni, e il Fondo per una transizione giusta, la Transizione Ecologica di cui tanto si sta parlando in questi giorni, cioè il salvadanaio che servirà a finanziare iniziative sostenibili nelle regioni europee più arretrate e vulnerabili.

In particolare, il Fondo per la transizione giusta è considerato una priorità sia dalle istituzioni europee sia dagli stati nazionali.

Per i primi 2 anni l’Italia otterrà 364 milioni, una cifra simile a quella che andrà a paesi come Francia e Spagna.

Tra le iniziative prioritarie da finanziare, il nostro paese ha focalizzato l’attenzione in particolare su Ilva e la zona di Taranto e la bonifica delle centrali a carbone della Sardegna, ma non solo.

In prospettiva, diventa un’opportunità anzitutto per le imprese delle filiere interessate, ma con le programmazioni future, anche per il nostro tessuto produttivo.

Purtroppo la socioeconomica post Covid ha obbligato l’Unione Europea ad un cambio di passo, cioè  posticipare l’avvio del programma per poter utilizzare almeno le risorse necessari negli aiuti alle imprese colpite dagli effetti della pandemia.

Tuttavia, grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) l’Ue è riuscita a recuperare almeno una parte dei fondi appunto ipotizzati per il Green Deal.

Nel complesso, il 25 per cento delle risorse nel PNRR è dedicato alla transizione digitale mentre il 37,5 per cento agli investimenti sono destinati al contrasto al cambiamento climatico.

Nello specifico, progetti previsti nella missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica” hanno l’obiettivo di favorire la transizione verde del Paese puntando su energia prodotta da fonti rinnovabili, aumentando la resilienza ai cambiamenti climatici, sostenendo gli investimenti in ricerca e innovazione e incentivando appunto le fonti rinnovabili

La Missione 2 si prefigge di colmare le lacune strutturali che ostacolano il raggiungimento di un nuovo e migliore equilibrio fra natura, sistemi alimentari, biodiversità e circolarità delle risorse, in linea con gli obiettivi del Piano d’azione per l’economia circolare varato dall’Unione Europea.

All’interno del PNRR un terzo dei 1.800 miliardi di euro di investimenti del piano per la ripresa Next Generation EU e il bilancio settennale dell’UE finanzieranno il Green Deal europeo. In tal modo la Commissione Europea ha adottato una serie di proposte per trasformare le politiche dell’UE in materia di clima, energia, trasporti e fiscalità in modo da ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, così come si era inizialmente prefissato.

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