Napoli, pericoli web per i minori: approfondimento delle commissioni Scuola e Qualità della vita

Si è tenuta ieri a Napoli una riunione delle commissioni Scuola e Qualità della vita dedicata al tema dei pericoli per i minori legati all’uso di internet, alla quale ha partecipato anche il vicequestore aggiunto della Polizia Postale della Campania, Nazario Maisto.

È decisivo, per il presidente della commissione Qualità della vita, Francesco Vernetti, sensibilizzare giovani e adulti sulle trappole nelle quali possono cadere i minori che usano sempre più le tecnologie. Per la presidente della commissione Scuola, Chiara Guida, occorre conoscere bene il fenomeno e collaborare con altre istituzioni per sviluppare la consapevolezza dei rischi; soprattutto nella comunità educante, che è composta dai bambini, dai genitori e dai docenti.

Da anni la Polizia Postale, oltre a perseguire i crimini, lavora con le scuole per sensibilizzare i ragazzi sull’uso critico della rete, ha spiegato il vicequestore Maisto; un’opera che purtroppo l’emergenza Covid ha per il momento interrotto. Intanto va sgomberato il campo da alcuni equivoci, indotti anche dal clamore mediatico che si sviluppa quando si verificano fenomeni drammatici come i suicidi di minori. Ad esempio, ha spiegato Maisto, si pensa che sia il cosiddetto “Dark Web” il luogo preminente nel quale si consumano reati, mentre sono i social network, nei quali si naviga “in chiaro”, gli ambienti che i criminali utilizzano per adescare i minori. A partire dagli 8 anni di età, i minori usano i social network per comunicare con i propri coetanei, e lì soggetti criminali, anche pedofili seriali, utilizzando falsi profili, li adescano e li inducono a produrre foto e video pornografici che poi mettono in circolo, spesso ricattando le giovani vittime. È per questo che nelle scuole la Polizia Postale lavora soprattutto suggerendo prudenza ai bambini, con l’ausilio anche di video che mostrano come avviene di solito l’adescamento.

La Polizia riesce a risalire agli autori del crimine e può contare sull’aiuto dei gestori dei social network che, in base ai protocolli di sicurezza, intercettano materiali pedopornografici e fanno segnalazioni alle forze dell’ordine di tutto il mondo. Ma solo la tempestività della denuncia degli adulti, dei familiari e degli insegnanti può contrastare la diffusione virale di materiali pedopornografici. La Polizia persegue i criminali, ma la prevenzione possono farla soprattutto gli insegnanti, che sono in grado di cogliere i campanelli d’allarme: un bambino vittima di un ricatto manifesta disagio psicologico, si isola. Spesso sono i genitori che denunciano fenomeni criminali, perché scoprono anche sulle chat di messaggistica istantanea foto e video sospetti, e da queste denunce la Polizia risale ai criminali.

Un altro aspetto, ha chiarito il vicequestore, riguarda le “challenge”, le sfide social intorno alle quali si è sviluppato un grande clamore mediatico, con Jonathan Galindo e, prima di questo personaggio, con Momo e Blue Whale. In realtà, nella pratica è difficile riscontrare l’effettivo coinvolgimento di un minore in sfide mortali lanciate da malvagi personaggi del web: quello che si verifica più spesso è un fenomeno di cyberbullismo dovuto alla costruzione di falsi profili Facebook o Instagram da parte di coetanei, che sfruttano proprio l’onda del clamore mediatico.

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