Donne Imprenditrici Straniere in periodo di Covid-19: Silvana

Siamo nell’appennino modenese.  E’ una giornata grigia e una nebbia avvolge le colline tutte attorno, le sue case e i suoi borghi, ma i colori dell’autunno sono stupendi e luminosi, una sorta di magia che la natura ci regala. Arriviamo nel paese di Guiglia, dove ci aspetta Silvana, un’altra donna imprenditrice. Lei si definisce non solo una stilista o creativa di moda, “ma un espressione tra arte e disigner”.

Entriamo nella sua casa molto simile ad una baita di alta montagna, con grosse travi di legno a soffitto e una cucina in stile, con angolo cottura, tavolo e una bellissima cassapanca. Siamo rapiti dalla bellezza dei tanti oggetti che ci circondano, comprese alcune sue creazioni di abiti. Dopo le presentazioni di rito e una calda accoglienza, entriamo subito nel vivo del motivo della nostra visita.

Silvana, cosa diresti ai nostri lettori affinché ti conoscano meglio?

Beh, mi ritengo una persona semplice (non porto i tacchi, non mi trucco), ma, anche, estremamente creativa. Conduco uno stile di vita nel rispetto dell’ambiente e, ovviamente, sono contraria alla plastica, anche se, ammetto, non ne disdegno l’utilizzo in qualche circostanza. So che questa mia affermazione potrebbe prestarsi a delle critiche, ma questo è ciò che penso.

Raccontaci la tua storia. Tu sei argentina, giusto?

Si, sono nata e cresciuta in Argentina. Mio papà era di origine italiana, più precisamente di Sorbara, una piccola cittadina nella provincia di Modena. Ho frequentato l’artigianato artistico e, da subito, ho avviato una mia linea di moda, con uno stile creativo particolare. Pensa che, all’età di 7-8 anni, le mie amiche giocavano con le bambole, io, invece, disegnavo e creavo vestiti. Poi, sempre in Argentina, con una mia amica ho aperto un negozio di abbigliamento. Successivamente, dai 19 ai 26 anni, ho lavorato in una piccola fabbrica, ma il mio più grande sogno era viaggiare, conoscere il mondo, culture nuove. Insomma, l’Argentina mi stava stretta.

Ed è così che sei arrivata in Italia

Si. Mi sono stabilita a Modena, presso il fratello del nonno, che vive qui. Pur non conoscendo la lingua, sono riuscita a conseguire il diploma di perito chimico, mettendomi subito alla ricerca di un lavoro. I primi tempi sono stati molto duri, dovendomi accontentare di lavori saltuari, come barista, o distribuendo giornali. Ho lavorato, per circa 7/8 mesi, anche per Luciano Pavarotti, occupandomi di lavare e stirare i suoi vestiti, fino a quando, con grande coraggio, ho deciso di aprire un impresa di pulizie con il mio ex marito. Ma la mia vocazione era un’altra: creare abiti, alternativi e fantasiosi. Un giorno, una mia amica vede una mia maglia e mi chiede dove l’ho presa. Le è piaciuta talmente tanto che, appena saputo che si trattava di una mia creazione, me ne ha commissionate 100 per un evento. Inutile dire la gioia e la grandissima soddisfazione che ho provato.

Ho capito, così, che c’era la possibilità di realizzare per altre persone capi originali e comodi e, da quel momento, non ho fatto che creare sempre, ideare, tagliare, cucire, sperimentare. La scelta delle stoffe e degli accessori sono il frutto di viaggi e di ricerche. Di recente, sono rientrata da Istanbul, dove mi sono recata per cercare delle stoffe.

Mentre prosegue il suo racconto, Silvana ci conduce nel suo laboratorio sartoriale, dove troviamo vestiti di ogni tipo, manichini prova, tanti colori di stoffe in preparazione o in lavorazione, e un arcobaleno di rotoli di fili. Ora, con la pandemia siamo in condizioni di lavoro veramente difficili; gli spostamenti sono molto limitati; quindi, andare in certi posti del mondo per toccare con mano stoffe o altro, è molto complicato; mi devo affidare alle foto che mi vengono inviate, ma non è la stessa cosa.

Purtroppo, sono interrotte le fiere artigianali dell’abbigliamento, i mercatini. Per fortuna, io e mia figlia abbiamo un negozio a Bologna che ci permette di lavorare. Certo, non come eravamo abituate, ma riusciamo, comunque, a soddisfare le richieste dei nostri clienti, sperando di uscire presto da questa situazione sanitaria cosi drammatica. Prima di salutarci, le chiediamo come ha vissuto il lockdown dei mesi scorsi rispetto al lavoro e come sta vivendo questa incertezza generale. Come tutte le altre donne che abbiamo conosciuto, ci risponde che le difficoltà sono state tante, sia lavorative che sociali. La paura, la complessità nel fare ogni cosa, il non poter fare più viaggi all’estero, che sono fondamentali per il mio lavoro, mi hanno portata a pormi una serie di interrogativi sull’incertezza della situazione attuale, su come sarà il futuro e, se tutto questo, influirà sul lavoro, imponendo dei cambiamenti.

Ma, a sostenerci è la speranza che tutta questa situazione finisca presto, che si torni ad una quasi normalità nella vita, al lavoro, alle relazioni sociali; insomma, a tutto quello che c’era fino a febbraio. Sicuramente, da questa esperienza, sono nate cose positive, altre le abbiamo imparate; altre ancora, che conoscevamo ma che usavamo poco, ora sono la quotidianità. Anche se non c’è dubbio che alcuni cambiamenti in tutti noi ci saranno, e qualche strascico negativo ce lo porteremo dietro, soprattutto per le ingenti perdite di vite, dobbiamo fare tesoro di questo periodo, dobbiamo cercare di essere positivi nei pensieri e, soprattutto, avere una  visione globale e sociale totalmente nuove.

 

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