Angelo, un pugno di rabbia

Casa in garage

Angelo a settembre ha compiuto cinquant’anni. Una vita difficile, però, l’ha invecchiato prima del tempo. Così, si porta dietro tutti i segni di un’esistenza talvolta ingrata. E non si tratta soltanto di quella mano che sembra chiusa a pugno, ma che, in realtà, rimpiange qualche falange. Dietro un volto semplice e una parlata che testimonia una vita girovaga, fra Milano, Olbia e Salerno, si cela un’anima ferita, che spera di trovare pace.

Ormai da 37 anni a Battipaglia, Angelo ha lavorato come operaio edile e come facchino nell’organizzazione di concerti, ma adesso è in cerca di un’occupazione per riavvicinarsi ai figli. Ma come racconta egli stesso, tra il dire e il fare, spesso, c’è di mezzo il mare.

Ci racconti la sua storia, Angelo.

«Convivevo con una donna da cui ho avuto due gemelli, che oggi hanno dodici anni. Poi ho avuto degli screzi con mia suocera e, col passare del tempo, sono andato via di casa. Quando hai figli, però, puoi abbandonare il tetto, ma non loro. Quindi, poiché percepisco una piccola pensione, ho aiutato la mia ex compagna e i nostri figli. Avevo anche affittato una casa a Bellizzi, ma poiché i bambini sono la cosa principale, ho preferito tornare nel mio garage».

Dunque vive in un garage, cosa vuol dire per lei?

«Sì e non vivo bene, ma almeno non sono in mezzo alla strada. La corrente me la presta un signore che abita sul garage, ma non ho i servizi igienici. Per me è un’umiliazione. Non ho un lavoro, mangio da don Ezio (presso la mensa dei poveri, ndr) e, per il resto, mi arrangio».

Torniamo ai suoi figli: dove si trovano?

«I bambini sono a Salerno dal 25 novembre 2015. Vengono trattati bene ma avvertono la mancanza mia e della mamma. Io posso visitarli una volta al mese e chiamarli una volta a settimana. Li vorrei con me, però quando non hai lavoro e una casa, il giudice non te li dà. E questo per me è un brutto calvario».

Ci racconti la sua storia, Angelo.

«Convivevo con una donna da cui ho avuto due gemelli, che oggi hanno dodici anni. Poi ho avuto degli screzi con mia suocera e, col passare del tempo, sono andato via di casa. Quando hai figli, però, puoi abbandonare il tetto, ma non loro. Quindi, poiché percepisco una piccola pensione, ho aiutato la mia ex compagna e i nostri figli. Avevo anche affittato una casa a Bellizzi, ma poiché i bambini sono la cosa principale, ho preferito tornare nel mio garage».

Quindi adesso non sono con la madre?

«Glieli hanno tolti perché́ soffriva di depressione e stati d’ansia, ma sta facendo di tutto per riportarseli a Chieti, dove vive oggi».

Dunque, lei vive in un garage e può̀ vedere i suoi figli solo una volta al mese. Possiamo immaginare il suo stato psicologico.

«È bello tornare a casa da tua moglie, o da tua madre, che ti fa trovare tutto pronto. Invece, quando devi andare alla mensa dei poveri è brutto. Quando sento mia figlia che dice «Papà, non ti cacciare nei guai, ti voglio bene», gli dico sempre: «Amore di papà, papà vi vuole troppo bene, perché́ ci siete voi, altrimenti, io non sarei qua».

Cosa spera per lei e i suoi figli?

«Ogni tanto mi do alla fortuna: se vincessi una grande cifra, farei di tutto per portarmi i bambini».

Durante l’intervista Angelo ha avuto più volte gli occhi inumiditi e arrossati, ma non si è mai sottratto alle domande. Tranne una: provi a spiegare cosa significa la sua vita a chi non vive situazioni simili. L’unica cosa che Angelo è riuscito a dire è stata: «Le persone non capirebbero».

Ad Angelo e a quanti vivono una situazione simile, il Sole & le Nuvole continuerà a dare voce.

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